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Scienza e 2018 03marzo 07 Elio Nello Meucci1

Uno studio a firma di ricercatori italiani ha dimostrato che il mais geneticamente modificato, coltivato dal 1996 in diversi paesi anche europei, fa bene all'ambiente e alla salute

L'Istituto scienze della vita della Scuola Superiore S. Anna di Pisa, dopo aver analizzato ventuno anni di campionamenti prodotti dai paesi interessati (dal 1996 al 2016), e 12.000 articoli pubblicati su riviste scientifiche accreditate, ha prodotto uno studio su come il mais geneticamente modificato rechi vantaggi indiscussi: economici e sanitari. Nelle pagine della rivista Scientific Reports, gli scienziati italiani hanno dimostrato che il cereale combatte l'inquinamento del suolo, con una riduzione significativa dei contaminanti (meno erbicidi) e garantisce un minore assorbimento di sostanze cancerogene per l'uomo, abbassando i livelli di tossine presenti sui semi (micotossine). L'utilizzo degli organismi geneticamente modificati in agricoltura è certamente uno degli argomenti sempre presenti tra le prime pagine della stampa specializzata e non.

Ma come si modifica geneticamente il mais? Ogni pianta ha, come gli uomini del resto, un DNA misto (metà filamento proveniente dalla pianta femmina e l'altra metà di filamento dalla pianta maschio). Questa doppia elica può andare incontro a delle mutazioni spontanee, che ne alterano l'espressione. Le tecniche applicate per creare OGM consentono invece mutazioni controllate attraverso l'aggiunta, l'eliminazione o la modifica di elementi presenti sui singoli geni. Un’operazione che la maggior parte delle volte non porta risultati significativi, ma a volte si genera una pianta che ha qualche caratteristica peculiare. In particolare nel mais le tipologie di modificazioni genetiche sono due: la prima rende il cereale resistente alla priàlide, un parassita che veniva distrutto con sostanze chimiche; oggi l'utilizzo non è più necessario perché il cereale è in grado di farlo per conto proprio. La seconda è la resistenza al glifosato, che è un erbicida. Visto che le piante infestanti sono un problema in agricoltura, qualunque cosa si coltivi, la resistenza a questo composto chimico genera meno sostanze dilavate nel terreno.

Ad oggi, erano state eseguite solo alcune meta-analisi sui dati del mais GM, soprattutto per rispondere alle domande relative al rendimento economico e al costo di produzione. Con la nuova ricerca, condotta dagli scienziati italiani, si è dimostrato come i paesi che utilizzano la tecnologia per gli OGM hanno beneficiato anche di un migliore controllo biologico su tutti i parassiti e sull'impatto ambientale, diminuendo l'uso di pesticidi che inquinano i terreni. Si hanno importanti ricadute anche sulla salute pubblica con una minore incidenza di malattie legate alle intossicazioni, come quelle dovute alle micotossine (sostanze rilasciate da funghi parassiti portati dagli insetti).

Il contenuto inferiore di sostanze nocive e cancerogene nella granella di mais GM può aiutare a minimizzare l'esposizione ai rischi di assorbimento intestinale dovuto alla dieta: meno fumonisina (31%) e thricotecens (37%) rispetto alla controparte non modificata. Il contenuto inferiore di queste molecole sembra essere correlato alla minore incidenza di attacchi di insetti, portatori di funghi parassiti.

I paesi fornitori dei dati analizzati nella ricerca italiana si distribuiscono in tutto il mondo; dal vecchio al nuovo continente. Fin dalla loro prima commercializzazione nel 1996, le colture geneticamente modificate sono state rapidamente adottate quasi ovunque. La coltivazione di colture GM è aumentata da 1,7 milioni di ettari nel 1996 a 185,1 milioni di ettari nel 2016, pari a circa il 12% del raccolto globale, il 54% del quale si trova nei paesi in via di sviluppo.

Da questo si capisce come gli alimenti geneticamente modificati, sebbene siano frutto di ricerche e pratiche di laboratorio, abbiano dei vantaggi evidenti.


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