fondoScienzae NO2

Il 2016 è stato un anno pieno zeppo di avvenimenti (potenzialmente) storici.

È cambiata l’economia, la politica, la società.

Tanto nel mondo quanto in Italia, gli ultimi dodici mesi hanno portato novità che saranno probabilmente ricordate a lungo. E anche il modo in cui saranno ricordate (attraverso mezzi di informazione e di comunicazione in costante evoluzione) sarà ricordato a lungo.

Ma è stato anche un anno di scoperte scientifiche importanti.

Abbiamo scelto, con una selezione ovviamente parziale, quelle che ci sono sembrate più interessanti, soprattutto per il loro impatto sulla cultura di massa. Eccole.

Il numero primo più grande del mondo

Lo ha scoperto il professor Curtis Cooper dell’Università del Missouri, un vero appassionato di questo genere. Avendo oltre 20 milioni di decimali, la sua sigla è stata abbreviata – per comodità – in M74207281. Perché questo strano nome?

Perché il numero primo più grande del mondo (finora) fa parte dei cosiddetti numeri di Marsenne, un gruppo che comprende quantità esprimibili da un 2 elevato a potenza e poi sottraendo 1 al risultato. In questo caso, appunto, 2^74’207’281-1.

Oltre che per eccitare la fantasia degli amanti della matematica, si tratta di una scoperta utile per la crittografia, in particolare per quella digitale asimmetrica, la più impiegata nell’informatica.

Insomma, una possibile garanzia per la tutela della privacy.

Il nono pianeta del Sistema solare

Per adesso si chiama, semplicemente, Pianeta 9, ed è collocabile a una distanza di 240 miliardi di chilometri dal Sole.

Per adesso la sua massa oscilla tra le due e le quindici volte quella della Terra.

Per adesso, però, è solo un’ipotesi.

Konstantin Batygin e Michael E. Brown del California Institute of Technology, infatti, lo hanno scoperto per spiegare la distorsione gravitazionale del sistema ruotante attorno al nostro Sole (distorsione non giustificata nemmeno dalla presenza di Plutone) ma – naturalmente – non sono ancora riusciti ad avvistarlo.

Ma c’è una certezza: qualora esistesse davvero, viste la distanza dalla sua principale fonte di calore, non sarebbe abitabile dagli esseri umani.

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Credits:
www.nationalgeographic.com

Le piume dei dinosauri

Vi ricordate i velociraptor protagonisti del colossal Jurassic Park? Scordateveli.

L’anatomia di questi particolari dinosauri era molto diversa da come venne rappresentata da Steven Spielberg. E, stando alle recenti scoperte, l’intera categoria dei rettili terribili aveva caratteristiche finora poco evidenziate. Una, in particolare, le piume.

Lida Xing dell’Università di Pechino e Ryan McKellar del canadese Museo Reale del Saskatchewan hanno trovato, intrappolata in un pezzo di ambra, la coda piumata di un giovane esemplare di Celurosauro, risalente a 99 milioni di anni fa (Cretaceo superiore).

Poche vertebre che, però, potrebbero dare l’avvio a ulteriori scoperte, riguardanti la parentela – evidentemente sempre più stretta – tra questi giganteschi animali (che dominarono il pianeta fino a 65 milioni di anni fa) e i più pacifici uccelli odierni.

Il virus Zika fa davvero paura

Non solo disastri naturali, guerre e terrorismo: c’è un altro fattore che rischia di uccidere moltissime persone in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi meno ricchi. Le epidemie.

Negli ultimi dodici mesi, è salita agli onori della cronaca internazionale quella causata da Zika, un virus a RNA isolato per la prima volta nel 1947 in Africa ma che si è recentemente diffuso in tutti i continenti, Europa inclusa (il 6 febbraio 2016 erano stati segnalati nove casi in Italia).

La sua pericolosità? Si contrae prevalentemente tramite puntura di zanzare, non esiste alcun trattamento antivirale specifico e, oltre ad avere numerose vie di trasmissione, si è scoperta la possibilità di contagio tra madre e figli, con conseguenti effetti dannosi sull’embrione, tra cui la microcefalia.

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Credits:
www.nationalgeographic.com

 

 Einstein aveva ragione

Le onde gravitazionali esistono davvero. Questa la fondamentale scoperta di LIGO (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory), una parte dello speciale osservatorio costruito negli U.S.A. con lo scopo, appunto, di rilevare le increspature dello spazio-tempo generate da eventi cosmici violenti.

Erano state previste da Albert Einstein un secolo fa, all’interno della teoria della relatività generale, e nel corso del 2016 sono state rilevate.

Una pietra miliare della fisica, a cui ha contribuito anche l’Italia: indispensabile, infatti, la collaborazione tra LIGO e VIRGO, un rilevatore interferometrico con sede a Pisa e a cui il nostro Paese partecipa con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).

Com’è stato possibile questa scoperta? Grazie alla collisione tra due… buchi neri


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