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La situazione di ambiente e salute nell’area di Massa Carrara è assai complessa per l’enorme diversità di inquinanti che sono stati rilasciati nel tempo in aria, acque, suoli. Tanti prodotti chimici possono agire con effetti a lungo termine, o anche sulle generazioni future e la zona è tuttora sede di diverse produzioni inquinanti.

I risultati ottenuti con numerosi studi effettuati vanno nella stessa direzione: l’inquinamento e le bonifiche mancate hanno prodotto, stanno producendo e, purtroppo, continueranno a produrre eccessi di morti precoci, di ricoveri, di nuovi casi di tumori e di malformazioni congenite. Purtroppo la salute non funziona come un interruttore, anche quando l’inquinamento viene bloccata gli effetti delle esposizioni acquisite da quando siamo in utero e nel corso della vita non si possono fermare, nonostante i meccanismi di omeostasi e di riparazione sempre attivi ci sono fenomeni che non sono reversibili. Per questo motivo l’epidemiologia ambientale, che studia la distribuzione delle cause di morte e malattie e individua le associazioni con determinati inquinanti ambientali deve andare a braccetto con la prevenzione. Non vogliamo continuare a studiare e capire sempre meglio quali sono i danni di diverse forme di inquinamento. È possibile e necessario incidere sulle cause che li hanno prodotti ed evitare che si continuino a produrre.

Per questo motivo la Farmoplant è così attuale: tante aree italiane sono state dichiarate aree da bonificare già dagli anni ’80, e di seguito la lista si è andata allungando, diverse fabbriche oggi vanno modernizzate per abbattere drasticamente le emissioni, come succede per Taranto, per i molti impianti di produzione di energia elettrica a carbone, per le raffinerie, per moltissime attività produttive, necessarie ma solo a condizione che non pesino sull’ecosistema e sulla salute delle persone. I costi sulla salute delle mancate bonifiche si possono calcolare (vedi per Gela e Priolo https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3182134/), ma si possono anche prevedere i miglioramenti e le prospettive valutandone l’impatto con strumenti come la valutazione di impatto sulla salute (VIS), che deve accompagnare tutte le valutazioni ambientali (la VIA, la VAS).

Pur esistendo già linee guida per la VIS (che è stata inserita nell’ultimo Piano Nazionale per la Prevenzione 204-2018) un gruppo di lavoro della Task force ambiente e salute istituita dal Ministero della Salute (TFAS-MS) sta lavorando per produrre un documento di indirizzo condiviso. Alla TFAS partecipano, oltre al ministero promotore, Ministero Ambiente, ISS, ISPRA, CNR, ARPA, alcune Regioni. La VIS stima rischi e impatti evitabili prima che sia troppo tardi, li condivide con i portatori di interessi e li comunica ai decisori. La VIS è uno strumento evoluto di prevenzione di tipo partecipato basato sulle evidenze scientifiche generali che vengono applicate ai contesti specifici. Per questo il metodo della VIS non può essere basato solo sul rispetto dei limiti di emissione o di concentrazione stabiliti per legge, ma deve utilizzare al meglio le conoscenze più aggiornate su quali effetti sulla salute possono essere provocati da certe esposizioni e come si possono evitare o mitigare.

Questo strumento è di grande utilità per capire come gestire le nuove o vecchie produzioni in siti contaminati, prevedendo anche costi e tempi delle bonifiche, e dovunque ci sia bisogno di mettere la salute al centro del ragionamento e delle conseguenti scelte. Il sostrato teorico su cui la VIS si base è ben comprensibile osservando cosa è accaduto mettendo al primo posto il guadagno economico di breve periodo e l’obiettivo dichiarato del mantenimento di posti di lavoro (a tutti i costi) sono state perse la maggior parte delle sfide su ambiente e salute e alla fine anche sul lavoro.

Questo è facilmente verificabile rileggendo la storia dal dopo guerra ad oggi, e si capisce bene proprio pensando a quanto si è impoverita dal punto di vista industriale la zona di Massa Carrara, che era stata industrializzata negli anni Trenta. Se avremo la capacità di cambiare paradigma, ponendo all’apice della piramide delle priorità la tutela della salute, sarà possibile imboccare una strada diversa, che potrà dare risultati positivi anche in termini economici. Oltre al principio etico primario del diritto individuale e collettivo alla salute, i risparmi economici ottenibili evitando morti precoci, ricoveri e cure di fasce crescenti di popolazione pesano moltissimo, si parla di miliardi di euro se quantificati su periodi congrui e non certo sull’arco di uno o due anni. Inoltre usare tecnologia pulite di produzione e bonificare sono attività capaci di creare lavoro e non di dissiparlo.

Gli studi sulla salute nell’area di Massa Carrara sono stati molti. C’erano stati gli incidenti, l’attenzione della comunità, il lavoro di Medicina Democratica e tante associazioni sul territorio, di alcuni partiti e le strutture sanitarie hanno indagato, in un periodo in cui avevano anche tutte le responsabilità relative ai controlli ambientali.

Una pubblicazione del 1990 a cura della ASL2 di Massa Carrara, forniva il risultato del lavoro della “Commissione Epidemiologica” insediata dalla ASL per volontà del Dipartimento Sicurezza Sociale e Sanità della Regione Toscana, in collaborazione con IFC-CNR e Istituto Superiore di Sanità. (“Indagini epidemiologiche nella u.s.l. n.2 area di massa-carrara”, OBIETTIVO SALUTE n.2-3/1990) Questa pubblicazione offriva un quadro sulla salute a breve termine nell’area che aveva subito i due principali incidenti, quello dell’ANIC del 1984 e l’ultimo accaduto alla Farmoplant nel 1988. Per la prima volta veniva fornito un quadro articolato dello stato di salute indagando l’abortività spontanea, i nati morti e i difetti congeniti, e la mortalità dal 1970 al 1982, oltre ad un approfondimento sui controlli sanitari effettuati sui lavoratori dell’ANIC. Questi dati, che oggi sono elaborabili con facilità e abbastanza facilmente accessibili, allora furono una novità importante.

All’epoca erano già stati svolti diversi studi sulla salute in fabbrica. Nel 1993 erano stati pubblicati i risultati di uno studio su una coorte di lavoratori della cokeria di Carrara nel periodo 1960-1990 che aveva evidenziato eccessi di mortalità per tumore del polmone (Franco F, Chellini E, Seniori Costantini A et al. Mortality in the coke oven plant of Carrara, Italy. Med Lav; 84: 443-47, 1993).

Uno studio di coorte pubblicato pochi anni dopo aveva riportato eccessi di mortalità negli uomini per tutte le cause, la totalità dei tumori, il tumore della laringe, del polmone e del fegato, fra gli ex dipendenti di aziende produttrici di formulati per uso agricolo presenti a Massa-Carrara (Miligi L, Ercolanelli M, Franco F et al. Studi epidemiologici sul rischio neoplastico fra gli ex dipendenti di aziende produttrici di formulati per uso agricolo. Ricerca n. 38/96, ISPESL, 1996).

Sugli addetti alla lavorazione del marmo in Carrara uno studio effettuato tra il 1983-1988 aveva evidenziato eccessi di mortalità per tumore del polmone, segnalando l’effetto sinergico tra fumo di sigaretta e inalazione di polveri di silice (Barghini G, Terreni M, Barghini F. La mortalità per tumori del polmone negli addetti alla lavorazione del marmo in Carrara tra il 1983-1988. In: Stato di benessere a Carrara, nelle province e nei comuni toscani. Mappe di rischio e ipotesi di prevenzione. Carrara, 1997).

Uno studio di coorte sui lavoratori addetti alla produzione di cemento-amianto a Carrara nel periodo 1963-2003 aveva osservato eccessi di mortalità tra gli uomini per malattie respiratorie, in particolare per pneumoconiosi e tumore alla pleura, e eccessi per pneumoconiosi e tumore al fegato tra le donne (Raffaelli I, Festa G, Costantini AS, Leva G, Gorini G. Mortality in a cohort of asbestoscementworkers in Carrara, Italy.Med Lav;98: 156-63, 2007).

Uno studio più recente sulla mortalità per tumore al polmone in una coorte di nascita di uomini tra il 1971 e il 2006 mostrava tassi di mortalità più elevati negli uomini anziani nati tra il 1896 e il 1926 e residenti nell’area di Massa e Carrara (Gorini G, Chellini E, Martini A, Giovannetti L, Miligi L, Costantini AS. Lung cancer mortality trend by birth cohort in men, Tuscany,1971-2006. Tumori; 96: 680-83, 2010). Gli autori concludevano a favore di un ruolo dei fumatori nell’area in studio verificatasi negli anni 1930-1940 e dell’esposizione lavorativa della popolazione in studio.

Sul versante della popolazione generale gli studi arrivarono agli inizi del 2000. È del 2002 lo studio sulla mortalità nel periodo 1990-1994 nelle aree ad elevato rischio di crisi ambientale, tra le quali anche quella di Massa Carrara, (Martuzzi M, Mitis F, Biggeri A, Terracini B, Bertollini R. Environment and health status of the population in areas with high risk of environmentalcrisis in Italy. EpidemiolPrev; 6 (Suppl.): 1-53, 2002). Il volume, coordinato dall’OMS, mise in risalto numerosi eccessi di mortalità negli uomini per cause non tumorali (malattie del sistema circolatorio e respiratorio, dell’apparato digerente) - e tumorali (tumore di stomaco, laringe, fegato, polmone, pleura e vescica). Nelle donne emergevano eccessi per cause non tumorali, in particolare malattie respiratorie, cerebrovascolari e dell’apparato digerente. Nelle conclusioni venne sottolineata l’importanza dell’esposizione occupazione degli uomini, ma anche l’emergere di eccessi di malattie tra le donne.

Un’indagine sulla mortalità nel periodo 1995-2000 aveva confermato gli eccessi di mortalità emersi tra gli uomini per tutte le cause, tutti i tumori, le malattie dell’apparato respiratorio, la cirrosi epatica, i tumori del polmone, della laringe, della pleura e del fegato. Nelle donne era confermato l’eccesso per cirrosi epatica e si aggiungeva quello per il tumore al fegato (Minichilli F, Bartolacci S, Buiatti E, Pierini A, Rossi G, Bianchi F. Mortality in the area around Massa-Carrara 10 yearsafter ANIC-Agricoltura and Farmoplantchemicalplantswereshut down. EpidemiolPrev; 30: 120-8, 2006).

Nel 2011 arrivavano i primi risultati dello studio SENTIERI (Pirastu R, Iavarone I, Pasetto R, Zona A, Comba P, Gruppo di lavoro SENTIERI. SENTIERI-Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento: RISULTATI. EpidemiolPrev; 35 (5-6) Suppl. 4: 1-204, 2011).

Massa Carrara veniva citata tra i siti con maggiori criticità. In quattro siti, Pitelli, Priolo, Litorale vesuviano oltre che Massa Carrara, dove era documentata la presenza di amianto combinata con altre sorgenti di inquinamento, la mortalità per tumore maligno della pleura risultava in eccesso in entrambi i sessi.

Il possibile ruolo eziologico dell’inquinamento ambientale era chiamato in causa per spiegare gli eccessi di mortalità per malformazioni congenite e condizioni morbose perinatali emersi a Massa Carrara, Falconara Marittima, Milazzo e Porto Torres. Per le insufficienze renali, veniva ipotizzato un ruolo causale di metalli pesanti, IPA e composti alogenati a Massa Carrara, Piombino, Orbetello, nel basso bacino del fiume Chienti e nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese.

Successivamente lo studio SENTIERI veniva ripetuto studiando la mortalità e i ricoveri ospedalieri nel periodo 2006-2013, la mortalità per tumori in età infantile, pediatrica e adolescenziale, e le malformazioni alla nascita nel periodo 2002-2015. La pubblicazione dei dati, presentati al Ministero Salute a giugno 2018, è in corso. A Massa Carrara gli eccessi di mortalità vengono confermati, anche se l’entità del rischio è ridotta per le cause di morte già segnalate, sia per gli uomini che per le donne. C’è un’attenuazione degli eccessi nei maschi, sia per malattie tumorali che non tumorali. Per le donne però emerge qualche eccesso in più rispetto a quelli precedentemente segnalati. Anche nell’età giovanile vengono osservati eccessi di mortalità, così come per le malformazioni congenite.

 

Prospettive di studio

Tutti i segnali di rischio, vecchi e nuovi, dovranno essere oggetto di riflessione quando i dati di dettaglio saranno pubblicati e presentati.

Le conferme nel tempo della presenza di eccessi di mortalità e malattie, in particolare per gli uomini, ma con qualche preoccupazione anche per le donne, rendono urgenti le decisioni operative sia sul piano della prevenzione primaria che degli approfondimenti di studio.

Sul piano della prevenzione primaria sono innanzitutto da accelerare le operazioni di bonifica, oltre che da attenuare altre fonti di inquinamento.

Sul piano degli approfondimenti di studio, in particolare per capire quale sia il peso relativo della componente di rischio occupazionale legata alle coorti di lavoratori del passato e quale quello degli stili di vita e altri fattori di rischio individuale, è raccomandato uno studio di tipo analitico in grado di ricostruire i livelli di esposizione pregressi, da effettuarsi o su tutta la popolazione residente (studio di coorte residenziale) o su gruppi di malattie specifiche e da confrontarsi con persone sane (studi caso-controllo).

Sebbene la crescita della conoscenza sia molto importante, occorre anche aderire ad uno statuto etico che ha alla sua base la consapevolezza che nuove attività di studio non devono far perdere altro tempo per attuare quelle di prevenzione.


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